Tecniche della Comunicazione – parte terza

tecniche comunicazione 3

Con l’espressione feedback indichiamo le informazioni che restituiamo alle persone in merito alle loro azioni, per aiutarli a meglio realizzare gli obiettivi sia individuali che di gruppo.

Se esaminiamo alcune Tecniche della Comunicazione osserviamo che questo termine viene molto utilizzato in ambito organizzativo, tuttavia è adattabile in diverse situazioni quotidianamente vissute da tutti noi.

Pensiamo, per esempio, a situazioni di lavoro oppure di studio in gruppo (in cui l’obiettivo è raggiungere un determinato prodotto o risultato), ad una relazione sentimentale (in cui l’obiettivo è di vivere un’esperienza gratificante e profonda), alla vita studentesca (per esempio in appartamento, dove l’obiettivo è di raggiungere almeno una quieta convivenza).

In tutte queste situazioni ci rapportiamo con altre persone e con queste costruiamo la struttura della relazione, lanciamo cioè messaggi e riceviamo feedback ovvero il contrario, riceviamo messaggi e trasmettiamo feedback

Nel dettaglio, possiamo individuare due tipi di feedback:

. Quello definito Riorientamento che identifica i comportamenti che non contribuiscono agli obiettivi prefissati e induce le persone a sviluppare delle strategie o soluzioni alternative;

. Quello definito di Rinforzo che identifica i comportamenti che contribuiscono agli obiettivi prefissati e stimola le persone a ripeterli ed a migliorarli.

Affinchè i nostri feedback siano utili dovremo prestare attenzione alla serie di caratteristiche che questi devono avere:

il feedback riguarda le azioni e non gli atteggiamenti:

riguarda gli atti, le evidenze e non gli atteggiamenti o le caratteristiche personali della persona; fa riferimento ad azioni specifiche compiute dalla persona nell’espletare i compiti propri del suo ruolo.

Se andiamo a commentare la persona e non il comportamento, non otterremo un feedback produttivo, ma anzi rischieremo di inimicarcela perdendo ogni possibilità di avere maggiori informazioni o aiuti;

. è orientato al futuro: lo scopo del feedback non è di indugiare sul passato, quanto di pianificare il futuro portando a sviluppare piani di azione efficaci, magari correggendoli;

. consiste in obiettivi che devono permettere a noi ed ai nostri interlocutori di raggiungere lo scopo prefissato e che è, in sostanza, alla base del rapporto con l’interlocutore;

. è costruttivo, cioè l’unico suo scopo è aiutare le persone a migliorare la qualità delle loro azioni per realizzare gli obiettivi.

Ha sempre un fine positivo; non va mai dato in modo sminuente per chi lo riceve, o facendogli fare brutta figura.

Alla capacità di formulare, elaborare, trasmettere un pensiero sotto forma di “comportamento verbale e non verbale” fa riscontro la capacità di ricevere, percepire e reagire rispetto agli stimoli esterni.

Ciascuno di noi è infatti un sistema percettivo-reattivo per cui, sulla base delle stimolazioni che riceviamo dalla realtà, ad esse reagiamo con comportamenti, che a loro volta rappresentano stimoli per gli altri e retroattivamente, per noi stessi.

Si crea così una circolarità percettivo-reattiva, che rappresenta il processo comunicativo secondo l’approccio pragmatico. Noi siamo in contatto col resto del mondo per mezzo dei nostri cinque sensi, connessi con la nostra sensorialità interiore.

Le modalità sensoriali grazie alle quali le persone codificano, organizzano e danno significato alle esperienze si chiamano sistemi rappresentazionali (SR).

Essi sono raggruppati in tre sistemi, con percentuali variabili di intensità:

. VISIVO;
. UDITIVO;
. CENESTESICO, rappresentato da tatto, olfatto gusto e sensazioni interne.

Ognuno di noi, pur usandoli tutti, ha un SR prevalente sugli altri, sulla base del proprio patrimonio genetico, dell’educazione ricevuta e della propria esperienza di vita.

Un altro elemento di notevole importanza è rappresentato dai movimenti oculari (MO), che sono il frutto di processi mentali automatici, inconsci e legati ai SR.

Gli occhi rispondono in automatico al pensiero, che è molto più veloce della parola e grazie a questa caratteristica i MO possono diventare come un alfabeto espresso in codice, che ci rivela prima della parola la strategia rappresentata mentalmente dall’interlocutore.

Volendo usare un paragone fisico, potremmo dire se le parole viaggiano alla velocità del suono, i MO viaggiano alla velocità della luce.

Quando la comunicazione tra due o più individui raggiunge il suo optimum si dice che si è instaurato un ottimo rapporto. Quando comunicare con una determinata persona riesce difficile si afferma che “è impossibile rapportarsi ad essa”.

Vi sono persone estranee che tuttavia suscitano in noi fiducia immediata, magari invece uno dei nostri vicini di casa che incrociamo di sfuggita da oltre vent’anni non ci ha mai “ispirato” fiducia.

In conclusione, essere un buon comunicatore necessita di grandi capacità tecniche, ma anche di grandi consapevolezze sul piano dei contenuti.

L’assenza dei contenuti farà di noi degli ottimi piazzisti di fregature, per cui verremo ascoltati con interesse e seguiti solo una volta.

L’assenza della forma farà di noi degli interlocutori noiosi e sarà molto faticoso per noi e per gli altri raggiungere lo scopo della comunicazione.

Saremo così ascoltati con interesse e seguiti poche volte.

Forma e contenuto usati nella giusta modalità, ci consentiranno di essere ascoltati e seguiti con interesse quasi sempre.

Fonte: bibliografia varia e studi accademici di Bigportal

 

Tecniche della comunicazione parte prima –  Tecniche della comunicazione parte seconda

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