Sami Modiano nasce nel 1930 nell’isola greca di Rodi, all’epoca provincia italiana, figlio di Giacobbe Modiano.
Alla promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1938, frequentava la terza elementare della sua scuola, dalla quale, essendo ebreo, si trovò improvvisamente espulso.
Dopo le leggi razziali non è facile: il padre perde il lavoro, la madre muore per una grave malattia, la metà della comunità ebraica di Rodi lascia l’isola nella speranza di trovare salvezza altrove; anche Sami deve lavorare per sostenere la famiglia.
La situazione a Rodi rimase tuttavia relativamente tranquilla fino all’armistizio che l’Italia firmò con gli Alleati l’8 settembre 1943.
Dopo questa data i tedeschi invasero Rodi e il 23 luglio 1944 prelevarono con un inganno tutti gli ebrei presenti sull’isola, senza che nessuno potesse sfuggire, caricandoli nella stiva di un vecchio mercantile in condizioni disumane.
Il viaggio durò da Rodi fino al Pireo: lì vennero caricati sui treni, il 3 agosto 1944, stipati nel buio soffocante dei vagoni piombati, diretti verso il campo nazista di Auschwitz.
Il suo destino era la morte nella camera a gas, ma il padre Giacobbe riuscì a portarlo nella fila dei superstiti. Il suo numero di matricola fu “B7456”, un numero in più di quello del padre, che aveva il numero B7455.
Nei mesi successivi Sami perse la sorella Lucia e anche lo stesso padre, che appresa la morte della figlia, si consegnò volontariamente in infermeria ben sapendo quale fine gli venisse riservata.
Lo stesso destino di morte sembrò essere riservato anche a Sami in più di un’occasione, come quando selezionato ancora una volta per il crematorio e in attesa di entrare nella camera al gas.
Si salvò solo perché all’arrivo di un trasporto di patate un ufficiale delle SS ebbe bisogno di manodopera per scaricarlo.
Nel 1945 quando i sovietici erano a poche decine di chilometri dal campo, i tedeschi presero i superstiti e da Birkenau camminarono verso Auschwitz.
Durante la marcia Modiano si accasciò a terra senza forze, abbandonando le speranze, ma fu sollevato da due sconosciuti compagni di sventura che lo portarono a destinazione lasciandolo su un cumulo di cadaveri per mimetizzarlo.
Al suo risveglio, ormai salvo, vide una casa in lontananza e decise di andarci.
Lì trovò altri superstiti del campo fra i quali Primo Levi e l’amico Piero Terracina. Il giorno dopo arrivarono i sovietici. Era il 27 gennaio del 1945.
Dei 776 bambini ebrei italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati a Auschwitz, Sami è tra i soli 25 sopravvissuti.
Dell’intera comunità ebraica di Rodi rimanevano solo 33 uomini e 120 donne.
Modiani emigra nel Congo Belga dove svolge la propria attività professionale di commercio, si sposa ma si troverà anche esposto a nuovi pericoli con lo scoppio della guerra civile e la conquista del potere di Moubuto.
Così torna in Italia con la moglie, dividendosi tra Ostia e Rodi.
Nel 2005 proprio il vecchio amico Piero Terracina lo convince ad accettare l’invito dell’allora Sindaco di Roma Walter Veltroni di prendere parte ad un viaggio ad Auschwitz organizzato per gli studenti dei licei romani.
Da allora, in inverno in Italia, Modiano si dedica a far conoscere la sua esperienza ai ragazzi nelle scuole medie e superiori.
Il 18 luglio 2020 ha compiuto 90 anni ed è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dal capo dello Stato.
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