In Ucraina e nel mondo, la Chiesa ortodossa il 22 marzo onora la memoria dei Quaranta Martiri di Sebastia, soldati romani morti nel 320 per essersi rifiutati di rinunciare a Gesù Cristo.
Morendo tra le sofferenze per la fede, colpirono le coscienze dei loro contemporanei con un esempio di cristianità. La festa richiama il potere del sacrificio di sé e dell’intolleranza verso il tradimento.
In questo giorno, la severità della Grande Quaresima viene alleviata e viene celebrata la Liturgia dei doni presantificati.
I guerrieri martirizzati erano originari della Cappadocia (l’attuale Turchia) e servirono con la legione romana a Sebastia.
A quel tempo era già stato firmato l’Editto di Milano, con il quale gli imperatori Costantino il Grande e Licinio riconoscevano i diritti dei cristiani dopo trecento anni di persecuzione. Tuttavia, i governatori delle province continuarono a opprimere e perseguitare i credenti.
Nelle vicinanze c’era un invitante bagno caldo (uno stabilimento termale) in modo da indurre coloro che se avessero scelto di rinunciare a Cristo, vi si potessero scaldare.
La tentazione colpì solo uno dei soldati al mattino seguente, il quale si staccò dal gruppo e corse verso lo stabilimento termale. Ma il suo tentativo fu vano, infatti morì immediatamente dopo.
Agricolaus, dopo aver atteso forse giorni e osservando che i martiri non si congelavano e resistevano, fece prima rompere le loro gambe e poi li fece bruciare, gettando infine le ossa carbonizzate nell’acqua.
Tre giorni dopo, i martiri della loro fede apparvero in sogno al Beato Pietro, all’epoca vescovo di Sebastia, e gli comandarono di seppellire le loro spoglie. Il vescovo, giunto con diversi ecclesiastici, notò che le spoglie dei martiri risplendevano nell’acqua di una luce sfavillante. Colpito a sua volta, li raccolse di notte e li seppellì con tutti gli onori cristiani.
Questi i nomi dei guerrieri-martiri che sono sopravvissuti fino ad oggi: Cyrion, Candide, Domnus, Isychia, Heraclius, Smaragd, Eunoicus, Valens, Vivian, Claudius, Priscus, Theodulus, Eutychius, Iohannes, Xanthius, Ilian, Sisinius, Angius, Eetius Flavio, Akaki, Ekdikiy, Lisimaco, Alessandro, Elia, Gorgonio, Teofilo, Dometian, Gaiya, Leonty, Atanasio, Cirillo, Sakerdon, Nikolay, Valery Filoktimon, Severian, Khudion, Meliton e Aglaia.
Per la comunità ortodossa, la festa dei Quaranta Santi era (ed è) considerata il giorno del secondo incontro di primavera e si chiamava Soroki, Quaranta Sorokov, (letteralmente gazze, quaranta gazze, ma più che altro inteso come uccelli) ovvero l’equinozio di primavera, la data che segna la fine dell’inverno.
Altra credenza riporta infatti che in questo giorno 40 specie di uccelli tornassero dalle regioni calde, tanto che le contadine dicevano: “L’allodola ha benedetto la primavera” e sfornavano focacce a forma di questi uccellini.
C’è una spiegazione per la venerazione dell’allodola in questo giorno. Durante il volo, l’uccello spesso si tuffa, ma non si rompe: si fida di Dio, come i Quaranta Santi che hanno affidato la loro vita a Cristo.
Si credeva infine che se fa caldo a Soroca (odierna Moldavia), sarà lo stesso per altri 40 giorni. Un vento caldo in quel giorno prometteva un’estate piovosa, mentre il primo tuono che risuonava sulla foresta prefigurava un anno di carestia.
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