Come sarà il mondo dopo la pandemia?
Xi Jinping voleva mostrare a Joe Biden che l’Europa non era ancora sua, ma la sfiducia degli stati dell’Europa orientale ha minato queste manovre nella strategia di influenza. E di conseguenza la situazione ha reso l’UE più forte.
Il 9 febbraio, quando Xi Jinping si è messo al lavoro sul suo schermo contando i leader dei paesi al vertice “17 + 1” (17 stati europei e Cina). Ne mancavano sei che avevano deciso di essere rappresentati solo a livello ministeriale.
Il fatto è che dietro tutta questa aritmetica si trova la lotta per l’influenza nel triangolo Cina-USA-UE.
Il summit 17 + 1 di martedì 9 febbraio è stato un esempio perfetto.
Comprendeva 17 paesi dell’Europa orientale e centrale (Bulgaria, Romania, Croazia, Slovenia, Grecia, Slovacchia, Repubblica Ceca Repubblica, Ungheria, Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania, Serbia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord) e per prime hanno destato l’allarme di Bruxelles e Washington.
Il nuovo formato è stato visto come un tentativo di dividere e indebolire gli europei, ma ha gradualmente perso il suo vigore.
Per inciso, nel 2020, il vertice 17 + 1 è stato annullato a causa del coronavirus.
Comunque sia, Xi Jinping è stato ispirato dalla firma di un accordo di investimento con l’UE alla fine di dicembre 2020, con il sostegno del cancelliere tedesco Angela Merkel, e ha deciso di consolidare il successo convocando un vertice virtuale il 9 febbraio.
L’idea era di mostrare alla nuova amministrazione Washington di Biden che, nonostante le sue nobili intenzioni di riavviare i legami transatlantici dopo il periodo disastroso di Trump, non ha ancora conquistato l’Europa.
Un’arma potente è stata utilizzata per supportare questa strategia: i vaccini covid-19 della Cina, due dei quali sono già ampiamente utilizzati in Cina, anche se non sono stati ancora approvati dall’OMS, e sebbene tra utilizzo ed efficacia ci sia una bella differenza, l’OMS non tarderà a far mancare il proprio appoggio al suo migliore sponsor…
E qui si sono mostrati i due principali pilastri della Cina in Europa: l’Ungheria (un membro dell’UE) ha acquistato 5 milioni di dosi (con una popolazione di 10 milioni) e la Serbia (non un membro dell’UE) ha acquisito 1,5 milioni (con 5 milioni di abitanti).
Se qualcuno aveva dei dubbi sul ruolo geopolitico del vaccino in questa pandemia, questa sembra esserne un’ottima prova.
A loro si è aggiunta la Lettonia. Le tre repubbliche baltiche hanno concordato una tale posizione con Parigi durante una visita dei loro ministri degli esteri a fine gennaio. Con la Cina, “è meglio negoziare a 27, non 17”, dice una fonte diplomatica baltica.
La Romania ha seguito la stessa linea, dove il governo liberale salito al potere alla fine del 2019 ha preso le distanze da Pechino e si è avvicinato a Washington e Bruxelles. È stata seguita da Slovenia e Bulgaria.
All’inizio di febbraio, il primo ministro slovacco Igor Matovic ha dichiarato in un’intervista a Le Monde che non avrebbe partecipato al vertice 17 + 1: “Andrà uno dei miei ministri”.
Quanto alla Polonia, ha mandato il suo presidente senza batter ciglio.
Comunque sia, martedì Xi Jinping ha visto sullo schermo non uno dei ministri slovacchi, ma lo stesso Igor Matovic.
Secondo una fonte ben informata, Pechino ha caldamente consigliato a Bratislava di non nuocere al proprio futuro: chissà, forse la Slovacchia, che ha attraversato tempi così difficili a causa del coronavirus, avrà un giorno bisogno di un vaccino cinese…
Successivamente gli ambasciatori dei paesi che hanno deciso di non inviare leader al vertice, sono stati convocati al ministero degli Esteri cinese e hanno chiesto di compensare questa assenza con un videomessaggio preregistrato in modo che il leader cinese non si offendesse alla vista di una rappresentanza inferiore.
Questa situazione riflette bene l’attuale tensione nel triangolo Cina-UE-USA: Joe Biden sta intensificando la diplomazia americana e ripristinando i legami con gli alleati, Xi Jinping non rinuncerà a un centimetro di ciò che è stato vinto sotto Trump, e l’Europa sta provando a trovare il proprio posto tra loro.
Si deduce da tutto questo, con buona pace per coloro che ancora pensano che a liberare il COVID-19 sia stato un “incidente di laboratorio”, come proprio a questa pandemia si sia subito affiancata una strategia di colonizzazione tipica dei cinesi.
Colonizzazione non certamente improvvisata, ma studiata forse anche mesi (se non anni) prima di liberare il virus, proprio per l’importanza che il fattore vaccinale ha ed avrà nel mondo da ricostruire.
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