Cambiamento climatico e allevamenti intensivi sembrano dunque essere strettamente correlati. A questo dato allarmante di per sé bisogna aggiungere quello legato alla crescita della popolazione umana e alle proiezioni che indicano un raddoppio nel numero degli animali di allevamento entro il 2050 in assenza di fattori correttivi.
… e perfino energia sono collegati tra loro in un rapporto di interdipendenza che potrebbe avere spaventose conseguenze.
Benché circa 800 milioni di persone di questo pianeta soffrano la fame o siano affette da malnutrizione, la maggior parte dei raccolti di mais e soia coltivati finiscono a nutrire bestiame, maiali e galline.
Ciò avviene malgrado un’implicita inefficienza: per produrre le stesse calorie assimilate tramite il consumo di carni di bestiame allevato e il consumo diretto di cereali occorrono da due a cinque volte più cereali.
Nel caso di bestiame allevato negli Stati Uniti con cereali questo dato deve essere moltiplicato ancora per dieci.
Negli Stati Uniti l’agricoltura praticata per soddisfare la domanda di carne contribuisce, secondo l’Agenzia per la Protezione Ambientale, a circa tre quarti dei problemi di qualità dell’acqua che caratterizzano i fiumi e i corsi d’acqua della nazione.
Ma se la maggior produzione di carne serve a soddisfare le esigenze alimentari di buona parte della popolazione mondiale, dall’altro le mucche avvelenano il clima anche più del traffico auto.
La Fao (altra inutile organizzazione come la sorella O.M.S.) stima nel 18 per cento le emissioni di gas ad effetto serra, in termini di anidride carbonica equivalente, derivante dagli allevamenti di bestiame.
I principali gas serra associati alle attività di allevamento sono il metano e il protossido di azoto.
Il metano deriva prevalentemente dal processo di digestione degli animali. Le cosiddette “flatulenze”.
Si calcola che una singola mucca può produrre dai 100 ai 500 litri di metano al giorno per 25 litri di latte.
Rispetto alla anidride carbonica, inoltre, il metano ha degli effetti peggiori per il riscaldamento globale in quanto trattiene il calore 23 volte di più.
Il protossido di azoto è invece un gas serra associato prevalentemente ai processi di fertilizzazione del suolo.
Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente il settore agricoltura, nel suo complesso. è responsabile di circa il 9 per cento delle emissioni totali di gas serra all’interno dell’Unione Europea.
La seconda causa di cambiamento climatico al mondo è l’emissione di anidride carbonica derivante dall’allevamento di animali, ovvero dalla grande quantità di carne che consumiamo. Per abbattere le emissioni bisognerebbe passare alla dieta mediterranea.
Molti e vari sono i rimedi ai quali si ricorre.
Dalla dotazione di palloncini per catturare le “emissioni corporee” pensati in Argentina, dalla messa a punto di ovini geneticamente modificati, al proseguimento dell’individuazione di diete per gli animali che riducano le emissioni.
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