L’area urbana aveva un’ampiezza di 456 ettari ed era circondata da mura di fortificazione con nove porte d’ingresso.
La popolazione era di circa 300.000 abitanti ed era considerata “la più bella città dei mortali”.
Nel 210 a.C. venne saccheggiata dai Romani e assoggettata all’Impero ma conobbe nei secoli successivi, l’invasione e la riedificazione da parte degli Arabi che la ricostruirono sulla cima della collina in cui oggi si ammira il centro storico caratterizzato appunto dalla tipica conformazione araba, con le sue piccole viuzze e cortili che convergono verso la Via Atenea, che è da considerare anche oggi la più importante arteria della città.
La via Atenea da Porta di Ponte, attraversa interamente il centro storico e su di essa si affacciano bellissimi palazzi e numerose chiese frutto di stili di costruzione a volte totalmente diversi tra loro che contengono all’interno dei veri e propri tesori di arte sacra molto spesso sconosciuti al grande pubblico.
La Valle dei Templi Si trova vicino alla città nuova, dove si possono visitare i resti della città antica.
La Valle dei Templi sorge sulle antiche rovine della leggendaria Akragas: “la più bella città dei mortali” così definita da Pindaro. Fu in origine fondata da una colonia di rodio-cretesi; poi passò sotto il dominio cartaginese, romano, gotico, bizantino, musulmano e normanno.
Oggi, la valle è un tesoro inestimabile che racchiude in sè le tracce lasciate dai suoi conquistatori; nonchè meta di migliaia di turisti da tutto il mondo. E’ gestita dall’Ente Parco della Valle dei Templi.
Nell’800 d.c. fu riadattato come chiesa cristiana, e successivamente nel XVIII sec. fu restaurato e riportato nella condizione originaria. Il Tempio di Ercole fu costruito nel VI sec. a.C. e oggi non ne rimangono che pochi resti.
L’enorme struttura fu costruita a memoria della vittoria sui Cartaginesi. Fu semidistrutto sempre dai Cartaginesi e successivamente da eventi naturali. E’ un pseudoperiptero, con il peristilio sostituito da un enorme muro intervallato con semicolonnati.
Guardando Agrigento dalla collina dei Templi, le moderne palazzine che fanno da sfondo ai vuoti delle colonne lascerebbero pensare a un massiccio sviluppo nel tempo attuale, magari come logica continuazione dell’ antica magnificenza.
Esiste invece una netta cesura fra la città odierna e quella del passato: la prima è distratta e sopita in una realtà meno che provinciale, tagliata fuori dai grandi circuiti viari siciliani e quindi rinchiusa in se stessa; la seconda, come per miracolo conservatasi alla nostra ammirazione, trasmette ancora la sua vocazione ad aprirsi verso l´esterno.
Ma la censura, oltre che spazio-temporale, è anche culturale, quella stessa descritta con disagio da Pirandello e denunciata con violenza da Sciascia.
La chiesa di San Nicola fu costruita nel XIII secolo dall’ordine dei cistercensi. L’architettura è di tipo romanico-gotico. La facciata è racchiusa da due contrafforti sormontati da una cornice. Il portale ogivale ha una porta lignea intagliata dal Blundo nel 1531. Unica è la navata che conduce il cristiano alla zona sacra; una volta ogivale con tre costoloni a rilievo completa la struttura. La chiesa è aperta al pubblico solo la domenica mattina, gli altri giorni solo su prenotazione.
Uno dei più famosi monumenti di Agrigento, la cattedrale risale all’XI secolo anche se ha subito diversi rifacimenti nel corso dei secoli. Fu costruita per volere del vescovo Gerlando.
Il Duomo venne dedicato al santo, patrono della città dei templi, soltanto 200 anni dopo la sua fondazione. Rappresenta il risultato di un particolare sincretismo di stili architettonici: si va dal normanno al gotico; dal rinascimentale al barocco.
L’interno è caratterizzato da tre navate divise da pilastri poligonali. La prima metà della navata è ricoperta da un soffitto a capriate lignee, la seconda a cassettoni. La nicchia del transetto di destra custodisce le reliquie del santo.
Il culto del ‘santo nero’ è radicato nella tradizione popolare della città di Agrigento. La chiesa dedicata a San Calogero risale al XIV secolo anche se i vari resaturi hanno trasformato il corpo di fabbrica originale. Di notevole fattura sono il portale cinquecentesco chiaromontano e il campanile.
L’interno a tre navate custodisce la statua di San Calogero, festeggiato ogni anno la prima e la seconda domenica di luglio.
Informazioni sull’Autore
Pierluigi Ferrara
Fonte: Article-Marketing.it
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